I lavoratori escono allo scoperto di concerto con Cub solo dopo quasi due mesi, ma spiegano il perchè dell'attesa, senza risparmiare dure reprimende. Le condizioni ottenute appaiono insoddisfacenti.
"Abbiamo avvertito l’esigenza di far sentire forte e chiara la nostra voce, dopo che gli ex titolari, i sindacalisti e i politici si sono preoccupati solo che la propria immagine e il proprio ruolo non venissero scalfiti e messi in discussione" scrivono.
"In queste settimane trascorse ci siamo finalmente risvegliati dall’ effetto delle dosi massicce di "sedativi" propinateci dalla direzione aziendale e dai rappresentanti sindacali; siamo stati costretti a subire una scelta traumatica, continuando a lavorare per evadere le commesse in corso consentendo così alla azienda di ottenere ulteriori entrate e garantire il pagamento delle nostre spettanze".
Polemiche intra-sindacali a parte, il timore per il futuro è grande. I lavoratori avevano ottenuto, tramite gli accordi siglati da Cgil-Cisl-Uil, cassa integrazione e mobilità, e, come conferma per Cub il sindacalista Giuseppe Tampanella, «fino a venerdì hanno lavorato per chiudere le ultime commesse, rabboniniti dall'avvertimento che solo così facendo si poteva recuperare il proprio». Senza che ciò purtroppo garantisca definitivamente da eventuali brutte sorprese.
«In una città in cui ormai del tessile è rimasto ben poco, e in cui si chiude a raffica, spesso per la mera convenienza di delocalizzare» accusa Tampanella «ora un centinaio di lavoratori chiede garanzie almeno per quel minimo di buonuscita, quegli 80 euro al mese per un anno previsti dagli accordi. Se l'azienda dovesse fallire, andrebbero persi pure quelli».
Le due successive cessazioni d'attività (2005 e 2008) erano state gestite in modo "liscio" anche per il buonsenso mostrato in primo luogo dai lavoratori, spesso impiegati da decenni in fabbrica. "Oggi" rimarca al contrario nel comunicato il comitato dei lavoratori, "con lucidità e consapevolezza riteniamo che le uniche persone che hanno diritto di esprimere sentimenti quali indignazione, rabbia, incazzatura (sic) e mancanza di fiducia in una futura ricollocazione siamo noi e le nostre 100 famiglie lasciate su una strada con un ridicolo incentivo economico di €960 lorde".