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09 gennaio 2010

Mediaset: sciopero il 10 e l’11 gennaio

La CUB Informazione
e lo SLAI Cobas
sostengono lo sciopero di tutti i lavoratori e le lavoratrici del gruppo Mediaset a livello nazionale ed invitano i lavoratori e lavoratrici a partecipare alla mobilitazione.

Da tempo sosteniamo che oscure manovre si agitavano alle spalle dei lavoratori. Il rinvio del rinnovo del contratto integrativo è stato un chiaro segnale delle intenzioni di questa azienda.

La cessione del settore trucco, acconciature e sartoria ad una società esterna è solo il primo tassello di un domino che vedrà cadere uno dopo l’altro interi settori produttivi?
Alla luce di questi avvenimenti dobbiamo chiederci se l’obbiettivo dell’azienda sia la dismissione di Videotime? O di molte parti di Mediaset?

La cessione di rami d’azienda da parte del principale gruppo televisivo privato che fa capo al Presidente del Consiglio non trova ragione in un reale stato di crisi ma in una scelta politica. Mediaset non è una azienda in crisi, se è vero che gli incassi pubblicitari sono rimasti stabili nel 2008 il fatturato ha continuato a crescere con un aumento del 4,2 %.
La stessa Mediobanca prevede un aumento del titolo per il 2010. Dunque la scelta è quella, tutta politica, di fare di questo paese una repubblica non più fondata sul lavoro. Un paese in cui vada definitivamente a sparire il lavoro a tempo indeterminato, il “lavoro fisso”, la garanzia del futuro e della pensione, per lasciare posto alla totale deregolamentazione, al lavoro precario e nero. Questo il segnale che viene da Mediaset a tutti gli imprenditori del paese.
Non sappiamo se l’obbiettivo finale è quello di vendere (forse già hanno venduto) Videotime o l’intero gruppo Mediaset, certo è che i segnali sono preoccupanti e che la dismissione del settore trucco, acconciature e sartoria potrebbe essere solo il primo tassello di un domino che travolgerà intere professioni, posti di lavoro, famiglie.
Per questo cercheremo di fare argine ad una simile catastrofica deriva che travolgerà non solo i dipendenti Mediaset, non solo tutti i lavoratori dell’indotto che già oggi operano in condizioni da paese incivile, ma darà il via libera alla distruzione sistematica di qualsiasi garanzia occupazionale.

Lo sciopero del 10 e 11 gennaio è solo la prima risposta di protesta a cui seguiranno altre giornate di lotta che cercheremo di organizzare allargando la partecipazione a tutta la categoria dei lavoratori del Broadcast.

Lì, 8 gennaio 2010

14 dicembre 2009

Noi non pagheremo la vostra crisi!

queste le proposte tese a sostenere i lavoratori ,i precari,i ceti popolari in generale di fronte al perdurare della crisi economica,condivise anche da numerose realtà sociali e politiche del territorio stralcio della mozione dell’assemblea tenutasi presso il CS vittoria il 29 novembre 2009

- blocco di tutti i licenziamenti, stabilizzazione delle varie tipologie di contratti precari, proroga della CIG ed estensione degli ammortizzatori sociali per la categorie non coperte;
- previsione di meccanismi penalizzanti in ipotesi di delocalizzazione;
- difesa del salario diretto e indiretto (ovvero blocco della privatizzazione di tutte le forme di prestazioni sociali) anche attraverso nuovi strumenti di reale adeguamento delle retribuzioni al costo della vita e di garanzia della sua continuità in caso di disoccupazione, nonché piena disponibilità del proprio TFR (compreso quello ceduto ai fondi “chiusi”);
- blocco dei canoni degli affitti e delle utenze (in particolare, elettricità e gas) per tutti i lavoratori e i precari che hanno perso il posto di lavoro e/o in cassa integrazione;
- istituzione di un’addizionale regionale per i redditi più alti e di una contribuzione straordinaria da parte delle imprese;
- inasprimento delle sanzioni per violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e per lavoro “nero”;
- diritto al permesso di soggiorno per i migranti, anche in caso di licenziamento, sino al reperimento di nuova occupazione.


16 dicembre 2009 dalle ore 14
in concomitanza con la riunione del Consiglio Regionale
presidio davanti alle Regione Lombardia
via Filzi Milano
contro la crisi
unire le lotte generalizzare il conflitto

21 giugno 2008

QUANTO VALE LA VITA DI UN LAVORATORE?

A Gerenzano (VA), nel pomeriggio del 17 giugno, un lavoratore egiziano, accompagnato dal fratello e da un amico si è recato presso la ditta per cui da poco aveva smesso di lavorare, per chiedere il pagamento delle sue retribuzioni arretrate.

Il figlio del titolare, di diciannovenne, ha ritenuto opportuno anziché pagare il dovuto risolvere la questione sparando e uccidendo Said, fratello dell’ex dipendente.

Il figlio del titolare, spaventato o arrabbiato che fosse, ha preferito tirare fuori una pistola piuttosto che i soldi dovuti al lavoratore.

Ma allora quanto vale la vita di un lavoratore, magari immigrato, la cui vita è dettata dalla precarietà o dal ricatto del permesso di soggiorno?

Ci fanno credere che il lavoro sia un privilegio concessoci dai padroni.

Ci costringono a lavori precari, senza diritti, senza sicurezza, magari i nero.

E magari qualcuno è disposto anche ad uccidere, piuttosto che pagarci il dovuto, come è successo a Said, o a Ion cazacu, operaio Rumeno ucciso a Gallarate nel 2000, perché non voleva più lavorare in nero e chiedeva di essere assunto.

Gli operai continuano a morire sul posto di lavoro con una media di quattro al giorno per un salario miserabile.

Stipendi da fame che spesso non arrivano neanche, come succede nei cantieri soprattutto ai lavoratori stranieri.

QUANTO VALE LA VITA DI UN LAVORATORE?
E’ ORA DI DIRE BASTA!

PRESIDIO in piazza del Municipio a Gerenzano
Martedì 24 Giugno 2008
Dalle ore 17,00 alle ore 20,00



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