02 luglio 2008

AGUSTA: IL BASTONE.... E LA CAROTA?

Tanto lavoro, alti ricavi, pochi investimenti e gli stipendi???



L’andamento aziendale dal 2003 al 2007 parla di ricavi +130%, ordini +343% ecc. mentre gli stipendi dei lavoratori sono aumentati in media del 3,36% all’anno (compresi CCNL e PdR). I prodotti di prima necessità sono aumentati, solo nell’ultimo anno, come segue: Benzina +13%, gasolio +31%, pane +13%, pasta +17%, gas +21%, ENEL +13%. Non abbiamo la possibilità di esporre l’incremento degli stipendi dei dirigenti ma siamo quasi certi che loro possono ancora pagarsi la benzina e la pasta.

AFFONDANO I FONDI PENSIONE
un silenzio assordante sui rendimenti dei fondi pensione

Come era facilmente intuibile, se ne va in fumo il salario dei lavoratori e guadagnano, a prescindere da come rende l’investimento, solo i gestori e le banche. Del resto la massiccia fuga degli investitori nei fondi comuni conferma questo andamento. Saggiamente la stragrande maggioranza dei lavoratori, come proposto dalla Cub, ha deciso di tenere il Tfr in azienda.

I fondi pensione vanno a fondo per affetto della crisi delle borse; nel primo trimestre 2008 perdono mediamente il 2% mentre il tfr guadagna lo 0,8% netto (3,5% nel 2007). Alcune linee di investimento hanno realizzato perdite superiori al 10%. I fondi pensione, essendo investimenti a rischio dipendono dai rendimenti finanziari; pertanto la caduta dei rendimenti borsistici, e la recessione americana/mondiale bruciano quotidianamente miliardi di euro.

COMETA IN ALLARME PER I TROPPI PENSIONAMENTI
I pensionamenti del 2008 rischiano di mettere in crisi il fondo dei metalmeccanici

I numeri sono altissimi, 70 - 80 mila pensionamenti previsti per il 2008, e si rischia di avere un’emorragia di liquidazioni per il principale fondo pensionistico italiano, quello dei metalmeccanici appunto. Il consiglio d’amministrazione che gestisce Cometa ha messo le mani avanti ed ha dato disposizione a tutti i delegati di FIM FIOM e UILM presenti nelle fabbriche di non perdere altro tempo e lanciare una pesante campagna promozionale per recuperare il terreno perso. Si rischia di tornare, come numero di iscritti, al periodo precedente all’entrata in vigore del “silenzio assenso”, rendendo vana una campagna pubblicitaria di 20 milioni di euro.