Ai fondi negoziali hanno aderito circa 400.000 lavoratori su un totale di 12,2 milioni di dipendenti del settore privato. Una vittoria della Cub e di tutti quelli che si sono opposti allo scippo del tfr.
Ora siamo più forti nel continuare la lotta per il rilancio della previdenza pubblica a partire dal calcolo, per i giovani e per chi ha iniziato a lavorare negli ultimi 10 anni, della pensione al 2% annuo sulle ultime retribuzioni, come avviene già oggi per tutti gli altri lavoratori.
Cominciano ad essere noti i dati sulle adesioni alla previdenza complementare dopo la conclusione della prima fase della campagna, partita in gennaio e conclusa al 30 giugno.
Ai fondi negoziali hanno aderito circa 400.000 lavoratori su un totale di 12,2 milioni di dipendenti del settore privato.
Tenendo conto anche dei vecchi iscritti ai fondi , si arriva ad un totale di 1,5 milioni, corrispondente ad un 12,5% di adesioni; l’obbiettivo del 40% ipotizzato dal Governo è lontanissimo.
Non è ancora noto il numero dei lavoratori truffati con il silenzio assenso, così come le adesioni ai fondi aperti ed alle polizze vita previdenziali, ma il dato politico è gia chiaro cosi come è chiaro chi a perso e chi ha vinto in questa campagna.
I numeri sono inoppugnabili e difficilmente riconfezionabili con trucchi interpretativi; essi segnano la sconfitta del disegno liberista di ridimensionare la previdenza pubblica e sostituirla con quella privata, scippando il tfr ai lavoratori.
Allorché saranno note l’età degli aderenti, il progetto di previdenza complementare risulterà ancor più affossato in quanto alla Cub risulta che le adesioni sono venute non dai giovani ma prevalentemente dai lavoratori più anziani,.
L’esito della campagna contro il trasferimento del Tfr ai fondi pensione, è una vittoria per la Cub e di tutti quelli che si sono opposti allo scippo del tfr.
La Cub, conclusa questa prima fase, si pone l’obbiettivo di far annullare lo scippo del tfr attuato nei confronti di chi è stato in silenzio, di consentire a chi ha aderito ai fondi di poterne uscire e magari riportare il tfr in azienda, di informare i nuovi assunti che hanno la trappola dello scippo del tfr con il silenzio se non esprimono per iscritto la loro decisione di mantenere il tfr in azienda entro 6 mesi dall’assunzione.
La Cub è convinta che oggi siamo più forti, come ha anche dimostrato la partecipazione allo sciopero del 13 luglio, nel continuare la lotta per il rilancio della previdenza pubblica a partire dal calcolo, per i giovani e per chi ha iniziato a lavorare negli ultimi 10 anni, della pensione al 2% annuo sulle ultime retribuzioni, come avviene già oggi per tutti gli altri lavoratori.
Ora siamo più forti nel continuare la lotta per il rilancio della previdenza pubblica a partire dal calcolo, per i giovani e per chi ha iniziato a lavorare negli ultimi 10 anni, della pensione al 2% annuo sulle ultime retribuzioni, come avviene già oggi per tutti gli altri lavoratori.
Cominciano ad essere noti i dati sulle adesioni alla previdenza complementare dopo la conclusione della prima fase della campagna, partita in gennaio e conclusa al 30 giugno.
Ai fondi negoziali hanno aderito circa 400.000 lavoratori su un totale di 12,2 milioni di dipendenti del settore privato.
Tenendo conto anche dei vecchi iscritti ai fondi , si arriva ad un totale di 1,5 milioni, corrispondente ad un 12,5% di adesioni; l’obbiettivo del 40% ipotizzato dal Governo è lontanissimo.
Non è ancora noto il numero dei lavoratori truffati con il silenzio assenso, così come le adesioni ai fondi aperti ed alle polizze vita previdenziali, ma il dato politico è gia chiaro cosi come è chiaro chi a perso e chi ha vinto in questa campagna.
I numeri sono inoppugnabili e difficilmente riconfezionabili con trucchi interpretativi; essi segnano la sconfitta del disegno liberista di ridimensionare la previdenza pubblica e sostituirla con quella privata, scippando il tfr ai lavoratori.
Allorché saranno note l’età degli aderenti, il progetto di previdenza complementare risulterà ancor più affossato in quanto alla Cub risulta che le adesioni sono venute non dai giovani ma prevalentemente dai lavoratori più anziani,.
L’esito della campagna contro il trasferimento del Tfr ai fondi pensione, è una vittoria per la Cub e di tutti quelli che si sono opposti allo scippo del tfr.
La Cub, conclusa questa prima fase, si pone l’obbiettivo di far annullare lo scippo del tfr attuato nei confronti di chi è stato in silenzio, di consentire a chi ha aderito ai fondi di poterne uscire e magari riportare il tfr in azienda, di informare i nuovi assunti che hanno la trappola dello scippo del tfr con il silenzio se non esprimono per iscritto la loro decisione di mantenere il tfr in azienda entro 6 mesi dall’assunzione.
La Cub è convinta che oggi siamo più forti, come ha anche dimostrato la partecipazione allo sciopero del 13 luglio, nel continuare la lotta per il rilancio della previdenza pubblica a partire dal calcolo, per i giovani e per chi ha iniziato a lavorare negli ultimi 10 anni, della pensione al 2% annuo sulle ultime retribuzioni, come avviene già oggi per tutti gli altri lavoratori.