29 ottobre 2008

IL COLPO FINALE ALLA SCUOLA PUBBLICA

L’anno scolastico 08-09 apre nel segno dei tragici provvedimenti del governo, con suoi ministri della scuola, dell’economia e della pubblica amministrazione che competono nel cogliere tutto il peggio delle politiche scolastiche dei precedenti ministri Berlinguer, Moratti e Fioroni.

La legge 133/08 taglia:

· 70 mila posti da insegnanti,
· 43 mila ATA,
· a cui si sommano 47 mila eliminati dalla Finanziaria di Prodi,
· un totale inaudito di 160 mila posti in meno, con la grottesca motivazione della “migliore qualificazione del servizio scolastico”.

Tutto si traduce con:

· massiccia espulsione di precari,
· aumento a dismisura di alunni per classe,
· riduzione di materie, di ore di insegnamento, a rischio anche la durata delle singole lezioni,
· accorpamento delle materie per singolo docente,
· attacco al tempo pieno, prolungato e al sostegno all’handicap,
· riduzione di corsi serali, di corsi di alfabetizzazione per adulti,
· taglio di 8 miliardi alle scuole pubbliche per i prossimi 4 anni,
· alle elementari ritorna l’inverosimile maestro unico, tuttologo.


In due diversi disegni di legge Gelmini e la presidente della Commissione cultura Aprea, hanno delineato la completa privatizzazione di ciò che resterebbe della scuola, trasformano gli Istituti scolastici in Fondazioni gestite da privati tramite Consigli di amministrazione, gerarchizzano i docenti in 4 livelli, passano il sistema scolastico alla gestione regionalistica su esigenze aziendali, con l’assunzione del personale affidata ai dirigenti scolastici, che diverrebbero “datori di lavoro”, assumendo, licenziando, aumentando o abbassando stipendi, con ovvie conseguenze di corrotto autoritarismo e clientelismo.

Tramite il Decreto legge del 28 agosto e il DdL sul recupero scolastico, la ministra Gelmini pensa di dare una parvenza di serietà al tutto tramite il ripristino del voto di condotta, rivenduto come argine al fenomeno del bullismo, ma più probabilmente inteso come addestramento al conformismo, all'omertà ed al silenzio dei voti numerici e degli esami di riparazione. Ciò comporterebbe solo ulteriore e demenziale selezione tra chi ha, per censo sociale, altri supporti educativi e chi conta solo sulla scuola per imparare a leggere il mondo.

In arrivo altri provvedimenti razzisti, ideologici, classisti e repressivi come la proposta Maroni/Gelmini di classi differenziate per i bambini figli di immigrati, o quella La Russa/Gelmini con la presenza di soldati e carabinieri in classe per insegnare storia sulla “grande guerra”, o su consiglio Cossiga/Berlusconi (poi pentito) di spiegare a chi sia intenzionato a protestare contro le riforme Gelmini che le manifestazioni sono penalmente perseguibili per interruzione di pubblico servizio, com’è accaduto ai ragazzi degli istituti superiori di Fagnano Castello, S. Marco Argentano e Roggiano, nel Cosentino.

Tutto ciò mentre soldi pubblici vanno all'industria delle scuole private aggiungendo a buoni scuola e tasse regionali per il “diritto allo studio”, altrettanti regali alla solita lobby ciellina, nell'istruzione, come nella sanità.

Previsioni oscure per le università e la ricerca:

· tagli nella già tragica situazione per gli assegni di ricerca (lasceranno solo quelli riferiti alla ricerca strettamente correlata al mantenimento del Capitale?), borse di dottorato e per le attività didattico-amministrative;
· blocco dei turnover in ragione di 5 a 1 per il personale docente ed in ragione di 10 a 1 per gli amministrativi, ogni 5/10 pensionamenti solo uno entrerà a ruolo;
· si sancisce definitivamente il limbo del precariato.

Così i bilanci delle Università italiane sono condannati a fallire in un anno; ma il governo offre la “via di uscita” alle università asfissiate dal debito, a condizione di diventare Fondazioni private!
Questo apre una nuova stagione degli orrori, a partire dal saccheggio del patrimonio immobiliare, per arrivare alla soppressione di tutti quei corsi che non sono in grado di formare “professionalità utili” per il moribondo mercato del lavoro, grazie alle dirette ingerenze dei privati nella didattica.
In poche parole con la “riforma”, la Gelmini persevera nel percorso di aggressione all'istruzione pubblica a favore di un'idea di conoscenza al servizio del mercato e delle imprese, non più studenti ma "risorse umane" da addestrare ed ideologizzare a piacere, in relazione alle necessità di un mercato che continua a far pagare ad altri i suoi fallimenti.

Il Presidente del Consiglio le spara grosse!

Con un linguaggio che ricorda Tambroni e quel tragico luglio ’60, promettendo di mandare la polizia nelle scuole e nelle università, salvo poi rimangiarsi il tutto con la sua solita vena giullaresca e con battute da avanspettacolo della peggiore specie.

non dobbiamo pagare la crisi delle banche e degli speculatori finanziari

abrogazione della l. 133/08

ritiro immediato dei decreti Brunetta e Gelmini


Il risparmio si ottiene tagliando le enormi spese militari e quelle smisurate per mantenere un sistema politico corrotto che rappresenta apertamente gli interessi dei padroni e degli oscurantisti.
Non facciamo passare Il progetto berlusconiano di ridurre a puri simulacri la scuola e l'università statale per arricchire i gestori di quelle private.