21 giugno 2008

QUANTO VALE LA VITA DI UN LAVORATORE?

A Gerenzano (VA), nel pomeriggio del 17 giugno, un lavoratore egiziano, accompagnato dal fratello e da un amico si è recato presso la ditta per cui da poco aveva smesso di lavorare, per chiedere il pagamento delle sue retribuzioni arretrate.

Il figlio del titolare, di diciannovenne, ha ritenuto opportuno anziché pagare il dovuto risolvere la questione sparando e uccidendo Said, fratello dell’ex dipendente.

Il figlio del titolare, spaventato o arrabbiato che fosse, ha preferito tirare fuori una pistola piuttosto che i soldi dovuti al lavoratore.

Ma allora quanto vale la vita di un lavoratore, magari immigrato, la cui vita è dettata dalla precarietà o dal ricatto del permesso di soggiorno?

Ci fanno credere che il lavoro sia un privilegio concessoci dai padroni.

Ci costringono a lavori precari, senza diritti, senza sicurezza, magari i nero.

E magari qualcuno è disposto anche ad uccidere, piuttosto che pagarci il dovuto, come è successo a Said, o a Ion cazacu, operaio Rumeno ucciso a Gallarate nel 2000, perché non voleva più lavorare in nero e chiedeva di essere assunto.

Gli operai continuano a morire sul posto di lavoro con una media di quattro al giorno per un salario miserabile.

Stipendi da fame che spesso non arrivano neanche, come succede nei cantieri soprattutto ai lavoratori stranieri.

QUANTO VALE LA VITA DI UN LAVORATORE?
E’ ORA DI DIRE BASTA!

PRESIDIO in piazza del Municipio a Gerenzano
Martedì 24 Giugno 2008
Dalle ore 17,00 alle ore 20,00



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