08 dicembre 2007

Thyssen Krupp Torino: QUATTRO giovani morti, TRE in fin di vita e altri feriti gravemente.

Non stiamo parlando di Bagdad o di Gaza ma di Torino e i giovani in questione sono operai dell'acciaieria di Corso Regina Margherita, proprietà della casa tedesca Thyssen Krupp.
La cronaca richiede poche parole: un incendio si è sviluppato per il contatto tra l'olio utilizzato per il raffreddamento dell'acciaio e una fiammella creatasi nel reparto. L'esplosione che ne è seguita ha travolto gli operai presenti e nessuno è potuto intervenire a salvarli perché i mezzi di sicurezza erano assenti o fallati.
Ora tutti piangono su morti e feriti, ma di chi sono le responsabilità?
Dall’inchiesta appena avviata e dalle testimonianze dei lavoratori emerge che la linea dove lavoravano gli operai coinvolti non era dotata di estintori e di adeguati mezzi di sicurezza e che addirittura il telefono di emergenza era staccato!
D’altra parte era noto che la Thyssen era intenzionata a dismettere lo stabilimento nel giro di un anno e, quindi, si è comportata come se la linea non esistesse più.
Così gli operai sono stati mandati alla morte senza che la dirigenza si ponesse alcun problema. Ancora una volta dirigenti ed amministratori dell’azienda hanno deciso di risparmiare sulla pelle dei lavoratori.
Il comportamento di questi signori è quello di criminali assolutamente disinteressati alla sorte dei loro dipendenti!Inoltre la reazione dei lavoratori allo svilupparsi dell'incendio è stata ritardata dalle condizioni in cui operavano: dopo l'ultima crisi aziendale che ha quasi portato alla chiusura dello stabilimento la flessibilità e gli orari si sono dilatati allo spasimo, ormai i turni di dodici ore stanno diventando la norma.
Lavoratori stanchi, piegati da turni spaventosi, dalla paura di una chiusura annunciata e dalla disoccupazione, questi sono i morti del sei dicembre: martiri immolati sull’altare del profitto!
Questo incidente non è un caso ma la logica conseguenza di un'organizzazione del lavoro che ha cancellato ogni diritto dei lavoratori e considera la loro morte come uno “spiacevole danno collaterale” e nulla più.
I lavoratori assassinati dalla Thyssen Krupp non devono diventare dei santini, la loro vicenda deve essere un motivo in più per combattere ogni giorno con sempre più vigore per imporre sui posti di lavoro condizioni accettabili.